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Quesiti

10 risultati di 1743

Guide operative, note d’approfondimento e scadenze insieme a un archivio personalizzabile di modulistica per aiutare l’ufficiale di stato civile e d’anagrafe e i funzionari addetti all’URP ad affrontare la complessità delle loro funzioni alla prova dei cambiamenti generali della società.

Quesito del 19/08/2019

Mancata dichiarazione di trasferimento della dimora abituale

Una nostra residente da molti mesi non dimora più all'indirizzo anagraficamente registrato, avendo perso la disponibilità della casa. Pertanto nei suoi confronti venne avviato a suo tempo procedimento di verifica della dimora abituale. Nel corso del procedimento abbiamo ripetutamente invitato l'interessata a chiarire la sua posizione ma lei, pur essendosi presentata al nostro ufficio anagrafe, non ha spontaneamente né tantomeno formalmente dichiarato dove ha trasferito la sua dimora abituale. Abbiamo anche effettuato verifiche nel territorio di un altro comune, dove avevamo ipotizzato si fosse trasferita, ma i colleghi dell'altro comune hanno risposto di non aver riscontrato dimora abituale nel luogo da noi indicato. Vista l'inerzia dell'interessata (verosimilmente volontaria, a questo punto: si direbbe che abbia qualche motivo per non dichiararsi al competente ufficio anagrafe) ed essendo trascorso molto tempo, oltre un anno, dall'avvio del procedimento, siamo indecisi sul da farsi. Questo perché la persona non è irreperibile, infatti anche se non conosciamo o non possiamo dimostrare il luogo di dimora abituale, conosciamo bene il luogo sul nostro territorio in cui l'interessata lavora stabilmente. Perciò siamo indecisi se cambiare l'indirizzo di residenza della persona nella via non territoriale oppure se cambiarlo nell'indirizzo del luogo di lavoro, il quale corrisponde ad un vivaio, rivendita di piante e fiori, dove pare (non ne siamo sicuri) l'interessata lavori come dipendente. In questa prospettiva ci siamo rivolti ai colleghi dell'Ufficio toponomastica (da noi assegnato al Settore tecnico, quindi condotto disgiuntamente dall'Ufficio anagrafe) per conoscere l'indirizzo - via, numero civico, ecc. - del fabbricato in cui si svolge l'attività lavorativa dell'interessata ma ci è stato risposto che detto fabbricato non ha numero civico e che non è possibile darglielo per questi motivi: il fabbricato non è registrato al catasto ed i numeri civici vanno di pari passo con foglio, mappale e subalterno. Premesso quanto sopra si chiede 1) Quale soluzione anagrafica adottare per l'interessata non irreperibile: via non territoriale o cambio indirizzo nel luogo di lavoro? O altro? 2) Se si opta per il luogo di lavoro, come regolarsi anagraficamente circa la non (ancora?) avvenuta attribuzione del numero civico al fabbricato in questione? 3) Come appurare, per le finalità art. 5 DL 47/2014, se l'occupazione dell'immobile è legittima? 4) Indipendentemente dalla vicenda anagrafica dell'interessata, e premessa la sopradescritta soluzione organizzativa di questo ente circa l'Ufficio toponomastica, quale compito e responsabilità ha l'ufficiale d'anagrafe rispetto alla numerazione/non-numerazione civica del fabbricato in questione e relativo non-accatastamento?

Quesito del 17/08/2019

Cittadina argentina e riconoscimento della cittadinanza italiana

Una cittadina argentina mi scrive per avere informazioni in merito al procedimento di riconoscimento della cittadinanza italiana. La signora è nata in Argentina l’8/2/1974. La madre è nata nel mio comune il 5/5/1942, sposata in Argentina il 27/4/1973 (no annotazione su atto di nascita) deceduta in Argentina il15/10/2018 (no annotazione su atto di nascita). Il dubbio è se devo considerare tutto il procedimento nell’ambito del «riconoscimento della cittadinanza italiana» come disciplinato dalla circolare K.28 (e quindi la signora deve essere iscritta in anagrafe, presentare istanza, procurare i documenti della mancata naturalizzazione della madre e della mancata rinuncia della cittadinanza italiana della madre e della figlia…), oppure se, essendo figlia di cittadina italiana emigrata (non essendovi generazioni intermedie) posso procedere alla trascrizione dell’atto di nascita quale cittadina italiana, e in tal caso se e quali ulteriori verifiche devo fare. Preciso che la signora mi ha mandato un libretto di famiglia nel quale, all’atto del matrimonio nel 1973, la madre viene indicata come cittadina argentina naturalizzata (pertanto prima della nascita della figlia).

Quesito del 16/08/2019

Segnalazione cambio residenza da parte di un servizio sociale

È pervenuta al comune la richiesta da parte del servizio sociale di un comune limitrofo, di procedere agli accertamenti d'ufficio per il cambio di residenza, di una famiglia con due minori (presumibilmente in carico al servizio stesso). Come ufficio anagrafe dobbiamo procedere d'ufficio ad avviare gli accertamenti in seguito a questa segnalazione o dobbiamo attendere che l'attuale Comune di residenza richieda gli accertamenti ai sensi dell’art. 16, comma 1 del D.P.R. maggio 1989 n. 223?

Quesito del 08/08/2019

Scissione nucleo familiare

Due persone abitano nella stessa abitazione hanno lo stesso stato di famiglia dal 2014, in febbraio 2019 presentano la dichiarazione che non hanno nessun vincolo di matrimonio, parentela, ecc. per dividere la stato di famiglia e noi lo dividiamo. A luglio presentano la dichiarazione di reintegrare il nucleo familiare. Come debbo comportarmi?

Quesito del 06/08/2019

ASL e tessera sanitaria a cittadini stranieri

L’ASL si rifiuta di rilasciare la Tessera Sanitaria ai cittadini stranieri fino a che il Comune NON rilascia carta d'identità e attestati di iscrizioni anagrafiche ai cittadini stranieri UE… insomma sta dirottando tutti a procedere con le iscrizioni anagrafiche anche di cittadini che (pare) non sono neanche intenzionati a richiederle. Ma, scusate, è corretto questo comportamento? L’ASL non potrebbe fare le verifiche delle risorse economiche come facciamo noi e richiedere un documento d’identità che sicuramente i cittadini stranieri devono avere?

Quesito del 06/08/2019

Annotazione matrimonio e atto di nascita formato giudizialmente

Un cittadino aveva fatto trascrivere il suo matrimonio, dopo l'ottenimento della cittadinanza. La sposa era indicata col solo cognome da nubile, mentre in Italia era anagrafata con cognome del marito, perché in quell'ordinamento si usa così. Però ho pensato "tutto ok, quando diventerà italiana anche la moglie le verrà ripristinato il cognome da nubile e tutto andrà a posto". In effetti questa era la prassi fino a qualche anno fa. Da qualche anno a questa parte però i decreti di cittadinanza vengo emessi quasi sempre col cognome ATTUALE della donna e non con quello da nubile. Abbiamo chiesto alla Prefettura, la quale dice che ora è la donna a scegliere con quali generalità venire indicata nel decreto e conseguentemente da ora in poi. Ordunque so che attualmente gli atti, in caso di cognome mutato per matrimonio, vengono trascritti con questa prassi: 1) Atto di nascita col cognome da nubile. 2) Atto di matrimonio col cognome da nubile + indicazione di quello dopo il matrimonio. 3) Annotazione del matrimonio, specificando la ricorrenza del cambio del cognome attestata nell'atto di matrimonio stesso. 4) Annotazione di cittadinanza col cognome risultante dal decreto (= quello da sposata). Come prima cosa chiedo se la prassi, in questi casi normali, è da considerarsi corretta o se andrebbe rettificata, e come. Nel caso "particolare" di specie però, la signora non aveva un atto di nascita dal suo paese, perciò ha provveduto alla formazione in Tribunale, il quale dice che in base alla documentazione presentata non poteva formarlo in altro modo che col cognome da sposata. Dunque dovrei annotare l'atto di nascita formato in tribunale della signora ROSSI (cognome da sposata) MARIA con l'annotazione di matrimonio relativa alla signora BIANCHI (cognome da nubile presente sull'atto di matrimonio) MARIA. Sull'atto di matrimonio non è presente il cognome da sposata. Come uscire da questa situazione? Come effettuare l'annotazione?

Quesito del 06/08/2019

Variazione completa onomastica e numerazione civica

Nel nostro Comune è stata aggiornata l’onomastica e la numerazione civica di tutto il territorio. Dopo più di un anno di lavoro la ditta incaricata mi consegna un elenco dove sono stati omessi diversi numeri civici utilizzati nei precedenti censimenti della popolazione (molti multi accesso) con la semplice motivazione che non ritenevano fosse necessario numerare tutti gli accessi o abitazioni non propriamente di nuova costruzione. Io ora alle porte di un nuovo censimento mi trovo con enormi difficoltà, sia per questa variazione che mi porta a dover stravolgere tutti gli elenchi (campioni di indirizzi) ormai rilasciati su SGI, sia per gli utenti, ovviamente e come sempre arrabbiati con noi dell’ufficio perché “non era il momento” e perché stiamo creando a tutti enormi difficoltà (purtroppo è così, la gente non ha più pazienza per nulla e, sinceramente, il momento giusto io non ho mai capito quale sia). Ora quello che mi preme chiedervi è questo: sto facendo i salti mortali perché mi sono registrata manualmente e famiglia per famiglia tutte le variazioni e sto cercando di creare meno problemi possibile agli utenti facendo di tutto e di più ma non basta. Alla motorizzazione, anche se nella Circolare si legge che per i cambi di toponomastica “d’ufficio” non è neanche obbligatorio, ho inviato un file massivo con tutte le variazioni considerando come possessori di patenti e libretti di circolazione tutti i maggiorenni (ma alla motorizzazione una persona “gentilissima” mi ha già detto che loro manco le considereranno). Alla CCIAA sta provvedendo la collega addetta al commercio a comunicare le variazioni delle ditte iscritte. Alle Aziende A.S.L., Acque e Gas ho già provveduto ad inviare un file per i loro utenti. Stamattina, però, un utente mi riprende dicendo che abbiamo sbagliato perché dovevamo inviare un file completo all'Agenzia Entrate e che facendo in questo modo, avremmo creato a tutti molto meno problemi. Io, sinceramente, non avendo anche e fortunatamente mai dovuto fare un cambio di toponomastica completo, non ho ritenuto necessario dover inviare nulla all'Agenzia Entrate così come all'INPS in quanto essendo subentrati in ANPR dal 2018 credo che i dati siano a loro disposizione senza dover fare nulla. Correggetemi se sbaglio e, se potete, datemi voi suggerimenti su quanto dovrei ancora fare.

Quesito del 06/08/2019

Cambiamento cognome cittadino straniero e ripercussioni su cognome del figlio

Nasce in Italia un bambino figlio di padre egiziano e madre italiana. A distanza di 10 anni il padre rinnova il passaporto egiziano e nello stesso il cognome viene riportato con alcune modifiche (tutti gli elementi che prima erano distinti ora sono uniti in un unico elemento). Il permesso di soggiorno del padre e il codice fiscale vengono aggiornati al suo nuovo passaporto e il padre chiede la rettifica delle sue generalità anche in anagrafe. Ora, il problema riguarda le generalità del figlio, cittadino italiano al quale già alla nascita è stato dato il cognome spettante per la legge italiana (ovvero il cognome del padre composto da tre elementi distinti). Pensavo di procedere come segue: 1) modifico le generalità del padre e annoto a margine dell’atto di nascita del figlio utilizzando la formula 160 e in questo caso senza altra annotazione anche il figlio subisce la modifica del cognome. Mi sono tuttavia posta il dubbio dell’ipotesi nella quale al figlio i genitori volessero mantenere il cognome originario. Trattandosi di bambino in possesso anche di altra cittadinanza, come potrei fare in modo che a seguito dell’annotazione n. 160, al figlio rimanga il cognome precedente?

Quesito del 05/08/2019

Certificati anagrafici per costituzione parte civile e imposta di bollo

Un utente richiede una certificazione di stato di famiglia ad uso "costituzione parte civile" in un procedimento. La certificazione rientra tra le esenzioni Tabella B del DPR N. 642/1972? ....perché si legge «esclusi gli atti di cui agli articoli 34 e 36 della tariffa e comprese le istanze e denunce di parte dirette a promuovere l'esercizio dell'azione penale e relative certificazioni» e non so esattamente a cosa si riferisca.

Quesito del 24/07/2019

Riconoscimento paternità cittadino nigeriano

Donna nigeriana nubile partorisce un bambino nel Comune di xxx, l’atto viene iscritto in quel comune con dichiarazione resa dalla madre senza la presenza del padre e gli viene imposto il cognome materno. Successivamente trasferiscono la residenza in questo comune dove i genitori contraggono matrimonio senza nessuna dichiarazione di riconoscimento da parte del padre, anch’esso cittadino Nigeriano. Ora il padre chiede di voler riconoscere detto bambino presentando attestazione rilasciata dall’Ambasciata nigeriana in Italia del tenore seguente «con la presente si certifica che: Axxx Oxxx cittadino nigeriano ha la capacità giuridica di riconoscere suo figlio Dxxx Sxxx già riconosciuto dalla madre Dxxx Jxxx. Secondo la normativa vigente in Nigeria dopo il riconoscimento e il matrimonio dei genitori o senza matrimonio, spetta il cognome del padre pertanto al minore in oggetto spetta il cognome Axxx e il nome Sxxx e che lo stesso è cittadino nigeriano». Si chiede se è possibile procedere al riconoscimento e la procedura da seguire per il cambio di cognome.