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Demografici

Violazione delle norme anagrafiche

Quesiti

10 risultati di 10

Quesito del 23/09/2024

Domicilio badante

Nel Comune si verifica il caso di una persona (ex badante) domiciliata nell'abitazione di un assistito ora defunto, che non intende lasciare l'immobile nonostante non abbia più titolo ad abitarvi (non ha contratti di affitto, comodato o di lavoro). La badante risiede anagraficamente in un altro Comune, ma continua a vivere nell'immobile. Il defunto non ha lasciato eredi, né diretti né indiretti, e l'immobile è attualmente sotto la gestione del Tribunale, poiché il defunto era assistito da un tutore, la cui tutela è ora decaduta.
Essendo il Comune privo di vigili urbani, il Sindaco richiede l'allontanamento dell'ex badante per motivi di pubblica sicurezza. Qual è la procedura da seguire? È necessaria la segnalazione ad altre autorità competenti?

Quesito del 19/01/2024

Residenza minore in affido

Ho ricevuto da parte di un consorzio socio assistenziale, ente affidatario, la richiesta di iscrizione residenza di una minore presso una famiglia collocataria; il consorzio però non ha utilizzato (nonostante la mia richiesta) il modello standard di richiesta residenza, bensì una lettera scritta e firmata dal direttore dell' ente affidatario, posso accettarla ugualmente? Inoltre il minore lo dovrei inserire come convivente?

Quesito del 09/11/2023

Cancellazione anagrafica - per dichiarazione mendace

Si chiede quale procedura seguire nel caso in cui la cancellazione anagrafica - per dichiarazione mendace, riguardi un nucleo familiare italiano (composto da tre persone) che, in data 28.10.2022, ha dichiarato la propria residenza presso un dato Comune. Di per sé l'istruttoria non ha comportato alcun problema, ossia, documentazione presentata a corredo della dichiarazione di residenza completa e corretta, accertamenti svolti dal comando di Polizia Locale ritornati con esito positivo, etc.
Le problematiche insorgono ad inizio ottobre 2023 allorché i proprietari dell'abitazione eletta quale dimora abituale dai coniugi "X", si presentano presso i nostri uffici lamentando il fatto che nella loro abitazione abbiano fissato la residenza i sig.ri "X" (di cui sopra) sulla base di un mero contratto di locazione "turistica", a loro insaputa e contro la loro volontà (dubbio a riguardo). Per dovere d'informazione si comunica che i proprietari dell'abitazione hanno poi sporto denuncia contro gli inquilini, non avendo questi ultimi saldato diverse rate del contratto di locazione, motivo questo scatenante la propria indignazione e rabbia.
Proposito dei proprietari è togliere la residenza agli inquilini morosi (al momento non più occupanti l'immobile) nel minor tempo possibile.
Si precisa altresì di aver già informato i proprietari che cancellazioni della residenza "fast" di fatto non sono contemplate dalla normativa anagrafica vigente e che pertanto l'unica opzione parrebbe (condizionale d'obbligo) l'istruttoria di verifica della dimora abituale con eventuale cancellazione per irreperibilità accertata, nei giusti tempi. Tuttavia, sarebbe percorribile l'opzione della cancellazione anagrafica con effetto retroattivo, adottando un provv.to in autotutela, con segnalazione all'autorità competente a seguito di dichiarazione mendace presentata a suo tempo dai coniugi "X" (n.d.r. dichiarazione mendace in quanto gli interessati dichiararono di essere proprietari, risultando invece solo locatari), o la cosa non è fattibile in quanto, da un punto di vista meramente anagrafico, le persone coinvolte sono state effettivamente trovate in loco e soprattutto (pur dichiarando il falso sulla legittimità dell'occupazione), le stesse non occupavano l'abitazione "abusivamente" ma in forza di un contratto di locazione, tra l'altro rinnovato.
Qualora fosse percorribile l'opzione di "cancellazione ab origine" della residenza, si chiede come operare.

Quesito del 24/07/2023

Cambio indirizzo minore

Il 29.05.2023 una ns. residente ha chiesto la variazione di abitazione per Lei e la figlia minore di due anni, trasferendosi dalla famiglia dei suoi genitori ad un appartamento di sua proprietà posto al piano terra dello stesso immobile mentre prima dimorava al piano superiore ed era inserita nello stato di famiglia dei suoi genitori (l’indirizzo è lo stesso).
Abbiamo eseguito la pratica, fatti gli accertamenti dei vigili urbani che hanno verificato la effettiva presenza e l’abbiamo conclusa positivamente.
Ci siamo però dimenticati di inviare la comunicazione di avvio del procedimento ai sensi della legge 241/1990 al padre della bimba.
Premetto che la Signora non è coniugata con lo stesso, e dal punto di vista anagrafico non hanno mai avuto la residenza nella stessa abitazione anche dopo la nascita della bimba. Il padre non è mai stato residente in questo Comune e a noi è sconosciuto.
L’altro giorno il padre si è presentato in ufficio ed ha contestato la tale variazione in quanto non aveva dato il suo assenso e poi ha inviato la seguente mail “il sottoscritto…………, padre biologico di…………., con la presente Vi chiedo cortesemente di fornirmi dei chiarimenti in merito al cambio di residenza di XXYY, avvenuto in data 29/05/2023 presso il vostro ufficio anagrafe. Ai sensi dell’art. 316 del c.c. “ I genitori di comune accordo stabiliscono la residenza abituale del minore “. Vorrei perciò sapere le motivazioni che hanno indotto il Vs. Ufficio a processare la pratica di cambio residenza di mia figlia senza il mio esplicito consenso. Mi riservo il diritto di agire giudizialmente contro il Vostro operato."
Cosa fare in questa situazione?
E’ possibile annullare la pratica in autotutela, ripristinare la posizione precedente per carenza di documentazione e farla di nuovo presentare alla signora anche nel suo interesse in quanto ha omesso di avvertire il padre ?
E’ possibile inviare ora una comunicazione al padre che è stato effettuato tale procedimento e che si è concluso.

Quesito del 19/11/2021

Blocco rilascio certificazioni anagrafiche su ANPR

il Tribunale per i minorenni ha emesso una sentenza che autorizza la madre al cambio di residenza del minore prevedendo che dovrà essere comunicato solo ai servizi sociali dell'ente affidatario e mantenendone la riservatezza negli atti processuali: i Servizi Sociali chiedono all'ufficio anagrafe di NON rilasciare alcun certificato di residenza a terzi, se non all'interessato.
Considerato che l'art. 33 del Regolamento anagrafico prevede il rilascio del certificato di residenza e stato di famiglia a chiunque ne faccia richiesta, fatte salve le limitazioni di legge, la richiesta dei Servizi sociali può rientrare in dette limitazioni?
Nel caso affermativo, come è possibile inserire il blocco della certificazione in ANPR?

Quesito del 19/08/2019

Mancata dichiarazione di trasferimento della dimora abituale

Una nostra residente da molti mesi non dimora più all'indirizzo anagraficamente registrato, avendo perso la disponibilità della casa. Pertanto nei suoi confronti venne avviato a suo tempo procedimento di verifica della dimora abituale. Nel corso del procedimento abbiamo ripetutamente invitato l'interessata a chiarire la sua posizione ma lei, pur essendosi presentata al nostro ufficio anagrafe, non ha spontaneamente né tantomeno formalmente dichiarato dove ha trasferito la sua dimora abituale. Abbiamo anche effettuato verifiche nel territorio di un altro comune, dove avevamo ipotizzato si fosse trasferita, ma i colleghi dell'altro comune hanno risposto di non aver riscontrato dimora abituale nel luogo da noi indicato. Vista l'inerzia dell'interessata (verosimilmente volontaria, a questo punto: si direbbe che abbia qualche motivo per non dichiararsi al competente ufficio anagrafe) ed essendo trascorso molto tempo, oltre un anno, dall'avvio del procedimento, siamo indecisi sul da farsi. Questo perché la persona non è irreperibile, infatti anche se non conosciamo o non possiamo dimostrare il luogo di dimora abituale, conosciamo bene il luogo sul nostro territorio in cui l'interessata lavora stabilmente. Perciò siamo indecisi se cambiare l'indirizzo di residenza della persona nella via non territoriale oppure se cambiarlo nell'indirizzo del luogo di lavoro, il quale corrisponde ad un vivaio, rivendita di piante e fiori, dove pare (non ne siamo sicuri) l'interessata lavori come dipendente. In questa prospettiva ci siamo rivolti ai colleghi dell'Ufficio toponomastica (da noi assegnato al Settore tecnico, quindi condotto disgiuntamente dall'Ufficio anagrafe) per conoscere l'indirizzo - via, numero civico, ecc. - del fabbricato in cui si svolge l'attività lavorativa dell'interessata ma ci è stato risposto che detto fabbricato non ha numero civico e che non è possibile darglielo per questi motivi: il fabbricato non è registrato al catasto ed i numeri civici vanno di pari passo con foglio, mappale e subalterno. Premesso quanto sopra si chiede 1) Quale soluzione anagrafica adottare per l'interessata non irreperibile: via non territoriale o cambio indirizzo nel luogo di lavoro? O altro? 2) Se si opta per il luogo di lavoro, come regolarsi anagraficamente circa la non (ancora?) avvenuta attribuzione del numero civico al fabbricato in questione? 3) Come appurare, per le finalità art. 5 DL 47/2014, se l'occupazione dell'immobile è legittima? 4) Indipendentemente dalla vicenda anagrafica dell'interessata, e premessa la sopradescritta soluzione organizzativa di questo ente circa l'Ufficio toponomastica, quale compito e responsabilità ha l'ufficiale d'anagrafe rispetto alla numerazione/non-numerazione civica del fabbricato in questione e relativo non-accatastamento?

Quesito del 16/08/2019

Segnalazione cambio residenza da parte di un servizio sociale

È pervenuta al comune la richiesta da parte del servizio sociale di un comune limitrofo, di procedere agli accertamenti d'ufficio per il cambio di residenza, di una famiglia con due minori (presumibilmente in carico al servizio stesso). Come ufficio anagrafe dobbiamo procedere d'ufficio ad avviare gli accertamenti in seguito a questa segnalazione o dobbiamo attendere che l'attuale Comune di residenza richieda gli accertamenti ai sensi dell’art. 16, comma 1 del D.P.R. maggio 1989 n. 223?

Quesito del 21/01/2019

Iscrizione anagrafica d’ufficio

Su segnalazione di un altro Comune è stato avviato un accertamento d'ufficio, tramite vigili urbani, sulla residenza di un cittadino presso un indirizzo del nostro Comune. Il vigile ha accertato che il soggetto coinvolto effettivamente abita insieme alla compagna e ai due figli in una casa popolare (di cui sembrerebbe, sempre su segnalazione del vigile, non siano state fatte le relative assegnazioni). La compagna, insieme ai loro figli, abita lì già dal 2010. A questo punto stiamo procedendo ad aprire una pratica di iscrizione anagrafica d'ufficio, invitando il signore a presentare spontaneamente la dichiarazione di residenza entro il termine di 10 giorni dal ricevimento della relativa comunicazione. Se il signore non regolarizza la posizione come ci comportiamo? Lo iscriviamo d'ufficio? Il problema principale sta nel fatto che l'abitazione della compagna è di proprietà dell'ATER e abbiamo dei forti dubbi che il signore, ma anche la sua compagna abbiano il nulla osta per la residenza.

Quesito del 30/10/2017

Dissenso del comodante all'ospitalita' nell'immobile di sua proprieta'

Ai fini dell'iscrizione in anagrafe, si chiede come procedere nel caso in cui il comodante dell'immobile manifesti dissenso all'ospitalità, da parte del comodatario, della sua compagna e della cugina di lei.

Quesito del 09/08/2017

Iscrizione in anagrafe di una cittadina albanese e di sua figlia

Si chiede se è possibile iscrivere in anagrafe una cittadina albanese coniugata con cittadino albanese regolarmente soggiornante e sua figlia che dimora abitualmente nel comune ma per la quale non è stato richiesto il permesso di soggiorno.